Il “Journal of Scienze and Medicine in Sport” ha pubblicato uno studio in base al quale è risultato che i bambini che conducono una vita troppo sedentaria rischiano per il 35% in più di soffrire di depressione da adulti.
In base a questo studio gli studiosi raccomandano almeno un’ora di attività fisica al giorno in modo da produrre sufficienti sostanze a effetto antidepressivo.
L’attività sportiva ha molteplici lati positivi nello sviluppo dei bambini; oltre ai benefici sulla salute fisica, aiuta nei rapporti sociali e a gestire l’agressività, insegna importanti valori quali amicizia, la solidarietà, la lealtà, il lavoro di squadra, l’autodisciplina, l’autostima, la fiducia e il rispetto di sé e degli altri, la modestia, la comunicazione, e la capacità di affrontare i problemi.
Ma quali sport proporre ai nostri figli e a che età è consigliabile farli iniziare?
Fisicamente il momento migliore è tra i 5 e gli 11 anni in quanto le capacità di coordinazione motoria (equilibrio, ritmo, orientamento, agilità) presentano il massimo sviluppo mentre in seguito sono migliorabili solo parzialmente.
In genere intorno ai 5 anni di vita il bambino è pronto per affrontare la “motricità sportiva”, avendo raggiunto il grado di sviluppo e di coordinazione necessari.
Se si dovesse fare un sondaggio popolare, il nuoto ne uscirebbe come la disciplina che maggiormente soddisfa l’esigenza di “sport completo”. In realtà neppure il nuoto è uno sport completo visto che non sviluppa l’abilità di coordinare il corpo rispetto allo spazio circostante, la propiocettivtà, la capacità di saltare, correre, lanciare oggetti o la capacità di socializzare e di lavorare insieme agli altri per un obiettivo comune.
Forse la scelta migliore sarebbe quella di praticare più discipline sportive (dove l’organizzazione familiare lo permette), per stimolare al meglio l’apprendimento e lo sviluppo fisico e mentale del bambino.
Indicativamente esistono delle suddivisioni dei vari sport che possono indirizzare i genitori verso l’una o l’altra attività in base alle caratteristiche e le attitudini del bambino e le caratteristiche fisiche ed emotive che il tipo di sport, nello specifico, richiede.
Per il tipo di impegno fisico richiesto le discipline sportive vengono suddivise in:
Di destrezza (sci alpino, ginnastica artistica, tuffi, scherma, arti marziali) che prevedono elevate abilità di coordinazione motoria e, anche se tecnicamente difficili e fisicamente impegnative, sono attività che possono adattarsi bene alle caratteristiche fisiche di ciascun bambino
Di potenza (lancio del peso, corsa dei 100 metri, sollevamento pesi) nei quali sono predominanti l’intervento della forza e della potenza muscolare. Per lo sviluppo ancora insufficente della muscolatura, non è consigliabile che un bambino pratichi queste attività in modo continuo e sistematico.
Di resistenza, da breve a lunga durata (corsa, marcia, nuoto, pattinaggio, ciclismo, sci di fondo, canottaggio) la cui caratteristica è la ripetizione del movimento; Nei bambini dai 5 agli 11 anni la capacità di produrre energia in modo rapido e abbondante non è abbastanza sviluppata quindi in questo lasco d’età è preferibile lo sport di resistenza di media e lunga durata, sempre prevedendo pause frequenti.
Alternati (calcio, rugby, pallacanestro, pallavolo, tennis) sono contraddistinti da una gran varietà di movimenti, sempre diversi l’uno dall’altro, nei quali si alternano fasi di gioco e pause di recupero;
Se si vogliono suddividere in base alle caratteristiche emotive e psicologiche, le discipline sportive si dividono in:
Individuali senza contatto (nuoto, corsa, tennis, ginnastica, sci, canottaggio, ciclismo) che richiedono una notevole capacità intellettuale di sostenere la fatica. In queste discipline la consapevolezza di essere in grado di svolgere attività tecnicamente difficili è molto gratificante soprattutto per i bambini più piccoli.
Individuali di contatto (scherma, arti marziali) che esigono una forte capacità di concentrazione. Sono particolarmente indicati ai bambini molto impulsivi che devono imparare a controllare il proprio istinto seguendo le regole del gioco senza far male agli altri o a se stessi. Adatti anche ai bambini troppo riflessivi, lenti e timorosi che devono imparare a sviluppare sicurezza e autostima.
Di squadra di contatto (calcio, pallacanestro, rugby) che sviluppano l’attitudine a collaborare e a condurre vita di gruppo;
Di squadra senza contatto (pallavolo), dove si sviluppa il gioco di squadra senza contatto fisico tra i giocatori.
Nei giochi di squadra aspetti importanti sono l’accettare che vi siano giocatori dotati di abilità diverse tra loro, condividere i successi come le sconfitte, considerare l’importanza di ciascun individuo per ciò che è in grado di dare.
Qualsiasi sport si decida di far fare al bambino, l’aspetto più importante tra tutti è che lo diverta e soddisfi la sua volontà di muoversi. Non deve essere vissuto come un’obbligo o esclusivamente un modo di accontentare il genitore.