Eccomi qua, come promesso ho cercato di sistemare al meglio i miei appunti in modo da poter approfondire l’argomento.
Come dicevamo il gioco favorisce:
-sviluppo affettivo,
-sviluppo cognitivo,
-sviluppo sociale.
Oggi vi parlo dello SVILUPPO AFFETTIVO suddiviso per fasce d’età.
♦ 0 – 1 ANNO
Il gioco comincia fin dai primi mesi di vita, esso è fondamentale fonte di sensazioni piacevoli ed è finalizzato alla ricerca di una serie di sensazioni che gratificano e arricchiscono il SE che si sta trutturando mano a mano.
Inizialmente il bambino gioca con il proprio corpo o con il corpo della mamma che, di fatto, è il loro primo compagno di giochi; agitando le mani, muovendo le gambe, accarezzare il proprio corpo e quello della mamma ma tutti gli oggetti che lo circondano attraggono la sua attenzione.
Queste attività si caratterizzano per il carattere esplorativo e ripetitivo delle azioni, che serve al bambino per imparare a distinguere il SE dal NON-SE, per fargli capire dove finisce lui ed inizia la mamma, percepita inizialmente come parte di sè.
♦ 2 ANNI
Con l’inizio del secondo anno il bambino si trova di fronte al problema della separazione dalla mamma e le conseguenti ansie d’abbandono.
Il gioco può diventare espressione di questi problemi.
Vi descrivo un esempio evidenziato da Freud* nel suo saggio “al di là del principio del piacere”:
Un bimbo di 18 mesi aveva un rocchetto di legno attorno a cui era avvolto del filo; tenendolo per il filo, il bambino gettava l’oggetto oltre la spondina del suo letto facendolo sparire, accompagnava l’atto con un forte “o-o-o” ( che significa, secondo la madre “via”); poi tirava nuovamente il rocchetto fuori dal letto e,ritraendolo a sè lo salutava con un allegro “da” (che significa qui).
Questo semplice giochino, osserva Freud, che il bimbo ripeteva puntualmente in assenza della mamma, aveva la funzione di controllare un evento spiacevole: LA SEPARAZIONE.
Il ritorno del rocchetto lo rassicurava sul fatto che la madre,anche se spariva, srebbe poi ricomparsa.
In ogni caso il giochino rappresenta un meccanismo di difesa da parte del bambino, dall’angoscia provocata dalla separazione egli ricava un giochino da cui riesce a trovare sollievo.
♦ 3 ANNI
In questa età emergono secondo Freud giochi che rivelano la dinamica edipica** che il bambino affronta a questa età. I giochi possono essere di guerra o di lotta. Compaiono i primi giochi di socializzazione, il bambino è interessato a giocare con altri compagni, in particolare, prova piacere ad imitare il comportamento degli adulti, gioca ad essere mamma o papà indossando i loro abiti.
♦ 4 – 5 ANNI
In questo periodo i giochi sono espressione delle dinamiche interne che il bambino sta vivendo quali il gioco della bambola, il gioco del dottore, il nascondino, attraverso questi giochi il bambino drammatizza una punizione o proibizione subita.
♦ 6- 10 ANNI
Nell’età della fanciullezza i giochi diventano di gruppo e con regole, questo permette al bambino di sperimentare lo stare con gli altri attraverso giochi strutturati, le regole diventano funzionali ad un miglior funzionamento del gioco.
*Sigismund Schlomo Freud, detto Sigmund (Příbor, 6 maggio 1856 – Londra, 23 settembre 1939), è stato un neurologo e psicoanalista austriaco fondatore della psicoanalisi, una delle principali correnti della moderna psicologia. Ha elaborato una teoria scientifica, secondo la quale l’inconscio esercita influssi determinanti sul comportamento e sul pensiero umano, e sulle interazioni tra individui. www.wikipedia.it
**Nella concezione classica freudiana, il complesso edipico indica un insieme di desideri sessuali ambivalenti che il bambino prova nei confronti delle figure genitoriali. Relativamente alle fasi dello sviluppo psicosessuale, esso insorge durante la fase fallica (3 anni) e il suo superamento introduce al periodo di latenza (6 anni). Si tratta di un atteggiamento ambivalente di desiderio di morte e sostituzione nei confronti del genitore dello stesso sesso e di desiderio di possesso esclusivo nei confronti del genitore di sesso opposto. Questi sentimenti sono non solo ambivalenti ma anche vissuti negativamente (in maniera opposta), cioè i ruoli dei due genitori (amato e odiato) si scambiano alternandosi. www.wikipedia.it