La dislessia è un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA).
Riguarda l’incapacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Non è un deficit di intelligenza e non è causata da problemi ambientali o psicologici; non è una malattia nè un problema mentale ma una disturbo di origine neurobiologico.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la dislessia come “disabilità per cui non è possibile apprendere la lettura, la scrittura o il calcolo aritmetico nei normali tempi e con i normali metodi di insegnamento”
Si manifesta principalmente attraverso la lettura: il bambino dislessico commette molti errori, legge molto lentamente o può avere difficoltà nella comprensione del testo. Alcuni errori caratterisctici sono le inversioni di lettere e/o numeri (es: m-n, v-f / 32-23 ecc.). Spesso insieme ai problemi di lettura si aggiungono anche quelli di scrittura o nel calcolo. Il bambino dislessico riscontra difficoltà ad imparare le tabelline o l’alfabeto, i giorni della settimana o i mesi dell’anno. Per alcuni bambini anche alcune abilità motorie (come allacciarsi le scarpe) o la concentrazione e la capacità di attenzione possono venir meno.
I bambini con questo problema sono in grado di leggere e scrivere, ma solo impegnando al massimo le proprie capacità e la propria concentrazione, perciò si stancano più facilmente degli altri bambini e hanno bisogno di più tempo per raggiungere l’obbiettivo.
In Italia è un disturbo non molto conosciuto sebbene riguardi ben il 3-4% dei bambini che frequentano scuole primarie e secondarie.
Nonostante si parli molto di questi problemi, c’è ancora scarsa conoscenza e non sempre la diagnosi giunge in tempi accettabili.
E’ molto importante che già nella scuola dell’infanzia i genitori dei bambini che presentano uno sviluppo linguistico atipico consultino il pediatra che dovrà tener sotto controllo le situazioni a rischio valutando anche l’anamnesi familiare e consigliando strutture competenti.
Se il problema non viene riconosciuto per tempo (primi anni della scuola primaria) e il bambino è sottoposto ad un metodo tradizionale di apprendimento, olte a riuscire con molta difficoltà a ottenere risultati per gli altri molto semplici, corre il rischio di essere colpevolizzato ingiustamente (non impara perchè è pigro).
Oppure potrebbero essergli attribuiti erroneamente dei problemi psicologici, motivo di frustrazione e demotivazione del bambino stesso. Coseguenze che potrebbero portare il bambino a rinunciare alle possibilità che la vita potrebbe altrimenti riservargli.
La diagnosi viene effettuata da un equipe multidisciplinare composta da Neuropsichiatria Infantile, Psicologo e Logopedista.Ogni percorso terapeutico deve essere personalizzato in relazione alle caratteristiche psicologiche dell’individuo.
L’”Associazione Italiana Dislessia” offre al riguardo una consulenza gratuita suggerendo inoltre i centri competenti a seconda della Regione.
Una volta ottenuta la diagnosi, il bambino dislessico ha la possibilità di usufruire di metodi didattici adatti (circolare Prot. n 4099/A/4 emanata dal Ministero della Pubblica Istruzione il 5 ottobre 2004) come ad esempio la concessione di tempi più lunghi per lo svolgimento di compiti, l’uso della calcolatrice e/o del computer. Tali provvedimenti devono poter essere utilizzati anche nei momenti di valutazione, compresi gli Esami di Stato.
Cosa possono fare i genitori:
Informarsi sul problema e avvalersi di una adeguata valutazione diagnostica, discutere e collaborare con le insegnanti, aiutare costantemente il bambino nelle attività scolastiche e utilizzare metodi e strumenti alternativi per l’apprendimento in sostituzione alla lettura come cd, video, computer ecc.
Cosa possono fare gli insegnanti:
Riconoscere e accogliere il problema dell’alunno dislessico, parlarne alla classe e spiegarne le diverse necessità e il perché del diverso trattamento, comunicare e collaborare con i genitori.